Fulvia Notari vive a Dolo, in provincia di Venezia, a pochi passi dall’atelier in cui realizza i suoi gioielli in vetro di Murano. Ha studiato Design a Milano, dove si è laureata nel 1989. «La mia passione per il Design è nata sui banchi della facoltà di Architettura di Milano. Ho avuto la fortuna di studiare con i grandi maestri del design internazionale, da Achille Castiglioni a Tomas Maldonado e Arturo Dell’Acqua Bellavitis, vicepresidente della Triennale, che mi ha seguita nella realizzazione della tesi di laurea.
Il significato simbolico dell’ornamento mi ha sempre affascinata. Una passione iniziata da bambina, insieme all’attrazione per i gioielli: un gioco che ancora mi conquista. La collaborazione con l’architetto Alessandro Lenarda, che progettava oggetti in vetro per la casa, mi ha aperto le porte delle fornaci di Murano.
L’incontro con il vetro è stato amore profondo e a prima vista: ho iniziato a studiare le tecniche di lavorazione, a visitare collezioni e musei, a seguire le mostre sull’arte del vetro.
L’esperienza più entusiasmante è stata conoscere Bruno Munari: artista eclettico, designer di fama mondiale ma anche appassionato di creatività e laboratori per i bambini. Non mi potrò mai scordare casa sua, con tutti quegli oggetti strani e meravigliosi che aveva raccolto e collezionato, opere compiute dalla natura invece che dall’uomo. Munari resta il mio riferimento ideale. Non solo per la sua grande capacità di insegnare a progettare e a imbrigliare l’arte e la creatività con metodo, ma per la sua attenzione alla sensorialità giocosa e alla fantasia: un approccio ludico che ho cercato di fare mio.
Intanto a Padova mi nutrivo dei mille stimoli offerti dalla storica scuola di oreficeria, ricca d’influenze cosmopolite, punto d’incontro di artisti capaci di lavorare i materiali più diversi. Così nel ’95 ho dato vita ad Antares Venezia. Mi piaceva l’idea di creare ornamenti in vetro di Murano, questa materia straordinaria piena di personalità e di colori. Mi piaceva anche l’idea di contribuire a tenere in vita l’antica arte dei maestri soffiatori dell’isola. Un’arte sempre più a rischio di estinzione.
Tra le cose che mi porto dentro quando lavoro ce ne sono ancora un paio che vorrei dire. Gli antichi monili etruschi, le prime perle di vetro, mi hanno sempre incantata. Oggi la mia fantasia si nutre in libertà delle simbologie e delle valenze magiche di terre lontane e tempi antichi e delle esperienze di viaggi e di nuove civiltà: la cultura del vetro e del design dei paesi nordici, l’esplosione e l’energia dei colori del Marocco, il rigore del design minimale, l’eleganza scultorea dell’ikebana e l’incanto dei giardini del Giappone».